Un pò di storia…
Il fenomeno della RMN fu scoperto nel 1946 da due gruppi operanti separatamente negli Stati Uniti, uno a Stanford (Bloch, Hansen e Packard), l’altro al MIT di Boston ( Purcell, Toney e Pound); Felix Bloch e Edward Purcell furono insigniti del premio Nobel nel 1952.
Nei decenni successivi il metodo fu impiegato per studi di chimico-fisica, di chimica e di biologia su campioni. La possibilità di separare i segnali di RMN provenienti da differenti regioni spaziali, come base per la formazione delle immagini, fu realizzata nel 1973 ad opera di Lauterbur.
Nel 1976 fu pubblicata una immagine della sezione di un dito, nel 1977 comparvero le primi immagini della testa e del collo e dal 1980 hanno avuto inizio le applicazioni cliniche e con queste la diffusione commerciale degli apparecchi.
Allo stato dell’arte, la neurochirurgia è una delle branche della medicina che, maggiormente, hanno usufruito dello sviluppo della RM nella localizzazione precisa dello strumento chirurgico nelle mani dell’operatore attraverso l’impiego di tecniche di neuronavigazione; prima dell’intervento vengono posizionate sulla cute del paziente delle capsule di sostanza rilevabile in RM. Successivamente il paziente viene sottoposto all’esame di RM e le immagini nelle quali sono visibili le capsule, vengono inserite nel neuronavigatore.
Il paziente viene quindi posizionato sul lettino operatorio e si procede ad associare ciascuna capsula posizionata sulla cute del paziente a quella corrispondente visibile nelle immagini RM.
L’integrazione, inoltre, di immagini di fMRI (risonanza magnetica funzionale che permette di localizzare aree cerebrali che presentano segni di attività neuronale) o di mappe di spettroscopia ( tecnica che permette di misurare il segnale di molecole definite metaboliti presenti in minime concentrazioni rispetto agli altri elementi nel corpo umano dai quali viene misurato il segnale RM quali acqua e grasso), può permettere al chirurgo di preservare aree funzionalmente importanti come i circuiti motori o del linguaggio.
Un altro settore che si è molto sviluppato con l’introduzione diffusa su tutto il territorio della RM, è quello dell’Ortopedia: le articolazioni più indagate sono Ginocchio, Spalla, Colonna, Anca e consentono ai chirurghi di studiare approfonditamente queste strutture anatomiche per poter poi operare inserendo eventuali protesi, o per pulizie o per altre ragioni terapeutiche
Dagli anni 2000, si sono andate a sviluppare tecnologie Software ed Hardware sempre più avanzate, permettendo anche alle apparecchiature meno potenti, a basso campo, di poter realizzare ottimi esami, consentendo così la diffusione dell’esame all’ampio pubblico, anche ai claustrofobia, a prezzi contenuti.
Macchina Aperta Vs Macchina chiusa
Con l’evoluzione Tecnologica oggi abbiamo a disposizione delle macchine Open, aperte, più appetibili ed user friendly per i pazienti claustrofobia o semplicemente impauriti, che possono realizzare ottimi esami, soprattutto per ciò che riguarda lo studio delle Articolazioni (Ginocchio, mani, piedi, spalle, colonna ecc)
Il grande miglioramento delle prestazioni ha reso disponibili apparecchiature aperte in grado di realizzare esami anche dell’encefalo e di alcuni organi addominali.
Ovviamente le macchine classiche, quelle chiamate “Chiuse”, hanno prestazioni superiori, dovute all’alto campo, ossia alla potenza della macchina stessa: tali potenze non sono ancora oggi raggiungibili dai magneti con configurazione aperta, per via del peso che dovrebbe avere una massa di ferro per generare un campo magnetico statico.
Infatti, le macchine chiuse, sono dei superconduttori, leggeri, che sviluppano campo magnetico elevato una volta accese, grazie ai fenomeni elettrici. Le macchine aperte, invece, sono delle vere e proprie calamite, quindi hanno materiale ferroso, che pesa molte tonnellate.